Accademia Scacchi Milano
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Squilibriamoci un po’: un corso avanzato sulla “Teoria degli squilibri”
Didattica - Corsi
Scritto da Mauro Torelli   
Giovedì 07 Febbraio 2013 10:03

BelliaLa “teoria degli squilibri” non è una spiegazione data dagli psicologi dell’insana abitudine di certi individui di star seduti per ore di fronte a un avversario muovendo pezzetti di legno o plastica (l’avorio non è più di moda). È invece il ben noto tentativo del Maestro Internazionale Jeremy Silman di illustrare e sistematizzare alcuni concetti strategici del nostro gioco, tentativo che ha portato a ben quattro edizioni del suo libro, tradotto in italiano col titolo “Teoria e pratica degli squilibri”.

Gli “squilibri” sono di fatto le “differenze rilevanti” tra i due schieramenti: Silman ne individua almeno una dozzina, dal classico tema Alfiere/Cavallo allo spazio controllato, dalle differenze nello sviluppo alla sicurezza del Re, e così via (per oltre 600 pagine nell’ultima edizione).

Il termine “squilibrio” (in inglese “imbalance”) è stato recepito in molti altri manuali, non senza qualche critica. Nel recente “Prima muovi, poi pensa”, evidentemente provocatorio già nel titolo, l’autore Willy Hendriks sostiene (in grassetto!) che “le posizioni presentate non sono esempi che illustrano principi generali, ma sono esse stesse il materiale di apprendimento”: in altre parole, le regole generali ammettono tante eccezioni e sono comunque difficili da applicare al punto che solo la posizione specifica vale come paradigma (pattern) da cui ricavare per analogia insegnamenti utili (se ho ben compreso ed espresso l’argomento).

 

Tanto per essere specifici, Hendriks critica un esempio di Silman in cui lo squilibrio non attiene tanto alla natura dell’Alfiere rispetto a quella del Cavallo, quanto al fatto che il Cavallo è mal piazzato (ma comprenderlo non è facilmente riconducibile a uno “squilibrio”, a meno di farvi rientrare un po’ tutto quanto).

L’assunto di Hendriks (senza grassetto) è che “per uno scacchista è quasi impossibile valutare una posizione senza valutare mosse specifiche”, laddove Silman sosterrebbe che è prima necessario “valutare le componenti di base (gli squilibri) della posizione”. Appunto: prima pensare e poi muovere o (paradossalmente) viceversa.

Per dirimere la questione e cogliere il meglio di entrambi i punti di vista non posso che raccomandare il corso avanzato (iniziato il 9 febbraio) tenuto dal Maestro Internazionale Fabrizio Bellia, assumendo come tema proprio la “Teoria degli squilibri”!